Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Un inverno di pallavolo sulla sabbia

Tra complessi rapporti con la Fipav e un crescente apprezzamento, il beach volley indoor ha molte potenzialità. Di problemi, sviluppi e degli aspetti tecnici che lo contraddistinguono abbiamo discusso con Gianluca Biagini, responsabile di settore per la Uisp Emilia-Romagna

Foto di Matteo Angelinidi Mario Reginna

dal primo numero di Fuori Area (maggio 2012)

CON la diffusione dei campi di sabbia al coperto sta prendendo piede il fenomeno del beach volley invernale. Un'attività che vede presente sul "mercato" anche la Uisp, con punti di forza e debolezze che variano a seconda delle località del territorio regionale. Per comprendere meglio com'è strutturato il beach volley indoor in Emilia-Romagna, quali sono i problemi e quali le prospettive di crescita abbiamo intervistato Gianluca Biagini, responsabile di questo settore della Uisp in regione.

"L'attività invernale indoor a livello Uisp si gioca ufficialmente solo a Bologna e Ferrara – afferma Biagini –, territori in cui in inverno raggiungiamo complessivamente circa 150 persone. Ovviamente d'estate, con l'attività in spiaggia anche a Forlì-Cesena e Ravenna, il numero di tesserati aumenta in maniera considerevole. È chiaro quindi che il movimento a marchio Uisp in questo campo non è ancora in grado di coinvolgere un numero enorme di persone. Per quanto riguarda la nostra proposta, lavoriamo principalmente con tornei misti uomo/donna 4x4 e maschili 3x3. A Reggio Emilia, una provincia in cui il beach volley indoor sta prendendo piede, non siamo riusciti quest'anno a far partire l'attività perché le persone lì erano interessate più al 2x2 maschile, modalità di gioco che non ci appartiene".

Perché non ritieni questa formula propria della Uisp?
"Il 2x2 è un'attività tipica della Federazione italiana pallavolo (Fipav) alla quale partecipano principalmente giocatori di buon livello già tesserati con loro. Con la Fipav i rapporti non sono eccelsi, tant'è che i loro atleti sono obbligati a richiedere un'autorizzazione per prendere parte ad attività di altri enti. Oltre che in una giusta ottica di tutela dei propri agonisti, questo accade anche in virtù della difesa del 'proprio orto'. Dal nostro canto, noi non vogliamo rubare attività ad altri ma proporre sport. Per cui rinunciamo all'idea di organizzare tornei con la formula del 2x2, che peraltro sarebbero complessi per i nostri amatori".

Che riflessioni avete sviluppato in riferimento a un'ipotesi di ampliamento dell'offerta Uisp?
"Non possiamo pensare a sviluppi senza risolvere prima la questione generazionale. Questa disciplina risente del fatto che tra gli amatori non c'è ricambio e di conseguenza l'età media dei praticanti si fa sempre più alta. Sono certo che il buco tra i praticanti del volley che c'è a livello nazionale influirà in un futuro prossimo in maniera determinante anche sulla Uisp. È ovvio che, parlando di questo buco, bisogna tenere distinti i territori, essendoci province come quella di Modena dove questa realtà è meno presente".

Qual è la difficoltà che riscontri nel coinvolgimento dei giovani, e parlo non per forza degli adolescenti?
"Il beach volley è una disciplina con le sue difficoltà, che però possono anche fungere da stimolo. Ha delle regole diverse dalla pallavolo, in squadra c'è un numero inferiore di giocatori e ci vuole una maggiore capacità tecnica. A pallavolo in 6 ci si divide la responsabilità di un campo 9x9 mentre nel beach hai un 8x8 da coprire in 3, massimo 4 persone. Sicuramente è possibile semplificare le regole, ma non credo che questa sia la scelta risolutiva. In più, visti i ritmi un po' frenetici della vita di tutti, chi ha piacere di spendere un paio d'ore sulla sabbia facendo attività oramai si riversa spesso sul beach tennis, che si può giocare in 4: un settore in crescita che nella Uisp va fortemente rilanciato e fatto crescere".

Parlavi di regole. Qual è la formula con cui si gioca un torneo Uisp?
"Da noi è innanzitutto permessa la ricezione in palleggio. Il che semplifica la vita da morire, visto che con due mani bene o male la palla la prendi e riesci a indirizzarla a un compagno, guadagnandoti la possibilità di giocare che invece un bagher fatto male non ti garantisce. Il problema è che gli agonisti Fipav – che giocano spesso nei nostri tornei essendo sempre alla ricerca di più attività – finiscono con lo stravolgere anche nelle regole la natura dei nostri tornei, vista la loro formazione tecnica. Per cui alla fine il nostro regolamento è un misto".

Proviamo a fare un attimo il punto. Si tratta allora di un bene o di un male l'interesse dei tessarati Fipav all'attività Uisp?
"Io la vedo così: dovremmo innanzitutto cominciare a far crescere l'offerta per i Fipav, con la formula open, facendo giocare con noi le persone che lo desiderano e partendo da qui per un ampliamento del movimento. Si tratta quindi di avere il coraggio di far partire anche noi il 2x2. Per quanto riguarda poi le regole, dovremmo tenere fisse quelle che ci contraddistinguono, visto che in realtà stiamo già portando avanti una sperimentazione di semplificazione sulla base di un regolamento che io stesso ho fatto dopo aver studiato, per poi ammorbidirle, le norme Fipav 2x2".

Quali altri passi ci sarebbero poi?
"Io vorrei sviluppare un'indagine tra i territori per sapere in quanti posti troviamo strutture coperte. So di Bologna, Cesena, Ferrara, Ravenna (dove addirittura hanno la sabbia riscaldata) e Reggio Emilia. Suppongo ci siano strutture anche a Modena. Ma vorrei approfondire il discorso anche a livello nazionale e mettere queste informazioni a disposizione delle persone".

A proposito di territori, che lavoro state facendo per incentivare iniziative interterritoriali?

"Le cose stanno funzionando piuttosto bene qui al nord, in particolare con il Veneto che organizza una bellissima manifestazione in cui si raggruppano 24 teams fra veneti, lombardi, emiliano-romagnoli e trentini. Si è riusciti a organizzare una coppa regionale e una delle vincenti dei tornei provinciali. Ma le prospettive sarebbero ancora più ampie se si riuscisse a consolidare il movimento con maggiore attività e meno schermaglie politiche".

Un'ultima curiosità. Prima parlavi del piacere di passare qualche ora sulla sabbia. Da dove credi che nasca questo gusto e credi che ci sia questo piacere alla base del nascente successo del beach volley indoor?
"Non credo che sia frutto del sentirsi nuovamente sulla spiaggia nonostante l'inverno. Penso che il gusto derivi dal fatto di giocare senza subire il dolore degli impatti con il terreno. Se poi in palestra sei abituato a picchiare la palla, nel beach c'è più tecnica, tendi a piazzarla e, ripeto, puoi buttarti senza paura di farti male. È un modo di giocare diverso, mentalmente hai un approccio diverso. Poi forse, visto che giocare sulla sabbia è qualcosa di 'negato' in inverno, questo aggiunge un po' di apprezzamento in più".

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